martedì 29 gennaio 2013

IMU&TARES, una occasione per sovvertire lo statu quo

Le pregnanti modifiche che la recente legislazione del governo Monti ha varato sul funzionamento della cosa pubblica a livello comunale lascia attive tutte le distorsioni che riguardano i cittadini con seconde case che, alla stregua degli immigrati, non sono riconosciuti come cittadini in quanto a diritti ad esprimere la propria partecipazione e/o il proprio voto alle scelte politiche, di redistribuzione e di investimento dei comuni.
Il recente disegno di legge di stabilità, come le è noto, trasforma la vecchia ICI in due filoni sostanzialmente diversi tra loro l'IMU e la TARES. La TARES è un tributo che comprende la, ormai vecchia, TARSU e coprirà il costo (sic!) dell’insieme dei servizi prestati dal comune ai cittadini che si ampliano così dallo smaltimento dei rifiuti ai servizi prima prestati attraverso le imposte generali quali lo spazzamento delle strade, la gestione e la manutenzione dell’illuminazione e delle strade pubbliche, ecc.ecc., comprendendo, naturalmente, nei costi anche le quote di ammortamento degli eventuali investimenti programmati in funzione di obbiettivi di miglioramento e riduzione dei costi dei servizi offerti. In definitiva una surrettizia privatizzazione dei servizi comunali essenziali. L’IMU, una sorta di tassa di scopo che si conferma una vera e pura tassa patrimoniale, destinata a garantire la gestione politica a livello comunale. Un puro e mero aumento dissimulato dell’imposizione fiscale, che con l’istituzione del Fondo di solidarietà comunale lì previsto, è destinato a finanziare nel prossimo futuro, redistribuito secondo parametri certi (sic!), non solo il comune impositore ma, comunitariamente, l’insieme dei comuni italiani, sostituendosi alle assegnazioni statali venute meno. Ma tutto ciò sembra essere pura teoria. Sembra, infatti, che, per quanto riguarda le tariffe del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti (ex TARSU), che attiene alla parte variabile della TARES, i relativi regolamenti comunali in via di ri-approvazione da parte di alcuni piccoli comuni a vocazione turistica stia preferendo, per le famiglie, di non utilizzare, a scapito degli orientamenti correnti, metodi che privilegiano la risoluzione dei problemi di disponibilità di discariche e di riduzione dei costi. L'orientamento prevalente sembra non essere quello di calcolare, per la determinazione della spesa in bolletta, la misura fisica della quantità prodotta ma quello della imposizione annuale riferita a costi per ogni mq calpestabile indifferenziati (sic!). Una stortura che fa regredire il paese di alcune decine di anni. Questo metodo sembra strumentalmente applicato sia per i cittadini residenti che per quelli non residenti, nonostante la legge preveda eventuali maggiorazioni ed esenzioni del tributo in quanto ciascun comune avrà la possibilità di aumentare la tariffa fino a 0,40 euro in ragione appunto della tipologia dell’immobile ed immaginiamo del plausibile tempo di utilizzo oltre che della zona censuaria ove è situato l’area, l’immobile o l’unità locale in questione.
L'insieme si concretizza in una struttura di imposte che permette alle amministrazioni locali di far fronte alla gestione dei servizi necessari ai residenti quando applicata per le prime case ma che se applicata sulle seconde case, specie nei piccoli comuni turistici, porta solo danni, sperequazioni e distorsioni.
Quest'Italia minore, i piccoli comuni a vocazione turistica, che presentano rapporti tra abitazioni totali/abitazioni dei residenti che va da 1,15 a 18 volte, e' formata da circa 5000 comuni che, avendo lucrato negli anni ‘80 sugli oneri di costruzione, si trovano, ora, a beneficiare di questa coacervo di imposte e tasse applicata a un totale di circa 3 milioni di contribuenti. Con un gettito aggiuntivo per IMU che vale, presumibilmente, tra i 3 e i 5 miliardi di euro/anno, solo per imposte versate. Gettito esente da qualsiasi controllo democratico dei cittadini contribuenti che, peraltro, utilizzano i servizi comunali solo per qualche settimana l'anno. Ricordo che una buona parte di queste abitazioni non supera i 60/70 mq di superficie e sono di proprietà di persone con reddito modesto, specie al sud Italia. Ad evitare che si ripropongano le storture provocate dal gettito ICI e da una gestione dissennata del capitolo servizi (Servizio Idrico Integrato e Tarsu), una manna che ha portato in queste cittadine spesso voto di scambio, sprechi e ruberie, ci si aspetta che le modifiche apportate, come da noi auspicato in una nota per Bondi dello scorso novembre, possano essere più responsabilmente utilizzate dal governo utilizzando al meglio il Fondo di solidarietà comunale per aiutare lo sviluppo del paese e per realizzare investimenti in opere sovracomunali di manutenzione del territorio.

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